Le carte napoletane non sono solo semplici strumenti per l’intrattenimento, ma fanno parte di un patrimonio culturale profondamente radicato soprattutto nell’Italia meridionale e in particolare nella tradizione campana. I mazzi da gioco rappresentano infatti un simbolo di identità popolare e vengono impiegati anche per attività legate alla superstizione, oltre che per scopi ludici. Ma quando sono nate le carte napoletane? Per rispondere dobbiamo fare un salto indietro nel tempo, fino al tardo Medioevo. Le prime tracce di carte da gioco in Italia risalgono al XIV secolo. Esse furono introdotte probabilmente attraverso i contatti con il mondo islamico e con l’Oriente, poi da lì si sono diffuse rapidamente in tutta l’Europa, assumendo forme e caratteristiche diverse a seconda delle regioni. Le carte napoletane cominciarono a distinguersi intorno al XVII secolo, costituendo nel tempo uno dei mazzi regionali più riconoscibili e diffusi.
Il mazzo napoletano si compone di 40 carte, divise in 4 semi, ovvero coppe, denari, bastoni e spade. I semi vanno dall’asso (che di solito vale 1) al 7, e in più ci sono alcune figure: fante, cavallo e re. Questi semi non sono stati scelti per caso, ma derivano dalla tradizione latina, e portano con sé un carico simbolico che affonda le radici nella storia e nella cultura. Le coppe, ad esempio, rappresentano la sfera emotiva, l’amicizia e la spiritualità. I denari simboleggiano la ricchezza, il commercio e il lavoro. I bastoni, collegati alla terra e alla fatica, indicano forza, attività manuale e autorità. Infine, le spade evocano il potere, la lotta e l’onore.
Ogni seme, dunque, racconta un diverso aspetto della vita, quasi a voler rappresentare la varietà dell’esperienza umana. Questo avviene anche con le carte francesi: il significato dei semi nel poker infatti è tutt’altro che neutro. Cuori, quadri, fiori e picche sono associati rispettivamente all’amore, al denaro, alla natura e alla guerra. Anche in quel caso, i semi raccontano simbolicamente il mondo, sebbene in chiave diversa rispetto a quella mediterranea. Sebbene le carte napoletane siano molto meno diffuse rispetto a quelle francesi, comunque, in tanti preferiscono i mazzi regionali, per quanto quelli più utilizzati in ambito internazionale rimangano intrisi di storia e simbologia.
Nel caso delle carte napoletane, però, proprio questa simbologia è ancora più accentuata da uno stile grafico distintivo: disegni vivaci, colori brillanti, figure spesso ironiche o caricaturali. Non è raro che ogni mazzo abbia piccole varianti artistiche a seconda della città o della tipografia che lo produce. In un’epoca in cui la stampa era una forma d’arte, ogni carta diventava un piccolo capolavoro. Le carte napoletane non sono quindi solo protagoniste di giochi come Scopa, Briscola, Tressette o Sette e mezzo, ma ormai fanno ampiamente parte dell’immaginario collettivo. Inoltre, non sono pochi i giochi tipicamente natalizi praticati con le carte napoletane. Un particolare che rafforza ancora di più una sorta di legame sentimentale.
Le carte napoletane appaiono volentieri nei film, vengono citate nelle canzoni e c’è chi sceglie addirittura di tatuarsele sulla pelle o consultarle come fossero strumenti di divinazione popolare. In molti, comunque, associano le carte semplicemente ai ricordi d’infanzia, ai pomeriggi estivi passati con i nonni o con gli amici nei bar di quartiere. Insomma, le carte napoletane sono molto più di un banale mazzo da gioco: sono come una finestra aperta sulla storia e sulla cultura del Sud Italia. Nelle loro figure si intrecciano memoria, simbolismo e un pizzico di magia popolare. Una tradizione che resiste al tempo e che, ancora oggi, continua a raccontare storie.